giovedì 11 ottobre 2007

Che sarà sarà…



Sveglia alle 6:50. Ogni mattina. Treno in partenza sul quinto binario alle 7:50. Come ieri e ieri l’altro. Alle 8:53 al bancone del solito bar per il secondo caffè. Un loop.
Cambia poco da un giorno all’altro. Un passeggero del bus che non è solito prendere la mia stessa corsa. Un sorriso. Il tempo. Oggi sta per piovere…
La scorsa notte ho dormito in un letto che non è il mio. In una città in cui non vivo. Sveglia alle 7:50. Salgo ad una fermata che non è la solita. Alle 8:53 al bancone del solito bar per il secondo caffè e rientro nuovamente nel loop di ogni giorno.
Un circolo in cui abitudine, dovere, monotonia e vita reale si intersecano per formare un percorso.
Dove si va? La strada forse è questa, ma sono viali in corso di ristrutturazione, traiettorie precarie come il tempo che ci hanno dato. Come i sogni da chiudere nel cassetto che magari lasceremo in eredità ai nostri figli.
“Io all’età tua avevo già…”. Mamma dacci un taglio, ci avete regalato questo mondo che voi conoscete solo per strane e approssimative analogie, e che noi invece stiamo cominciando a capire. Anche se si spera che non sia proprio così…
La realtà è che, uscendo dal parcheggio dell’università, l’auto resta in panne e cammina a intermittenza, tra soste a progetto e collette per riempire il serbatoio…
18.000 euro chiavi in mano? Mi avete preso per un deficiente? Se avessi speso quella cifra chiaverei in macchina, perché una casa non ce l’ho…e probabilmente non sarà molto facile comprarla….

Ore 13:30. Sempre lo stesso bus. La nuove generazioni mi fanno un’assordante compagnia. Escono da scuola anche loro, ma per essere promossi gli basta ancora studiare…
Vestono alla moda e indossano scarpe di cattivo gusto che costano l’equivalente di tre mensilità che il mio capoprogetto versa al suo locatore per una singola.
I ragazzini parlano, anzi gridano, delle loro sprezzanti bricconate nei confronti dei fortunati docenti di ruolo che gli fanno da balia…
I ragazzini hanno ancora quell’inesperienza che giustifica la loro incoscienza…
Noi invece siamo i temerari dell’utopia, ma forse ancora per poco.
L’altro giorno una signorina sulla ventina mi guardava da dietro le sue lenti da sole fumé.
Si avvicinava sempre di più ad ogni fermata. Poi, una brusca frenata l’ha costretta ad urtare al mio laptop, le ho chiesto scusa e lei mi ha detto “Mi scusi Lei”…
I rari peli grigi della mia barba si sono moltiplicati istantaneamente…
Speriamo che il proprietario della ditta per cui lavoro non se ne accorga, potrei essere già fuori mercato, potrei già essere troppo vecchio per ricevere il primo stipendio…
Un 30 all’università è quasi una lode.
Un 30 all’anagrafe è l’inizio di una serie di bocciature?
Lo saprò domani.

Sveglia alle 6:50. Ogni mattina. Treno in partenza sul quinto binario alle 7:50. Come ieri e ieri l’altro. Alle 8:53 al bancone del solito bar per il secondo caffè. Un loop.
Cambia poco da un giorno all’altro. Un passeggero del bus che non è solito prendere la mia stessa corsa. Un sorriso. Il tempo. Splenderà il sole?

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Con "fortunati docenti di ruolo"

cosa vorresti intendere?

Ma soprattutto hai avuto mai una esperienza simile da poter classificare tale categoria?

Prof. Antonello Gialdino

AV design ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Anonimo ha detto...

Caro Antonello, sono Woody, quello che ha scritto l'intervento sul post.
Non è un mistero che, rispetto alle domande, chi riesce a frequentare la SIS sia una Minoranza dei laureati che vi aspirano (potrei citarti diversi nomi di 100, 105, 110 e anche qualche lodato che c'ha provato più volte, inutilmente) . Se poi, quindi, computiamo le cattedre con i già sissizzati ne otteniamo pendolari, supplenti, migranti e pendolari supplenti ed emigrati...
Non parlo di fortuna senza meriti, ma di numeri reali che presuppongono l'incapacità di realizzare una proporzione equilibrata tra domanda e offerta di LAVORO nell'ambito scolastico.
Sperando di non aver fatto adirare nessuno, mi auspico di aver chiarito il mio punto d'osservazione, rendendo più puntule il mio riferimento.
Grazie della confidenza che mi hai manifestato e torna presto a trovarci su ARTAKI.

Anonimo ha detto...

Caro Woody, comprendo il tuo disappunto e onestamente ne condivido alcune sfaccettature, nessuno si è adirato, semplicemente, cosi come per le persone da te citate non tutti hanno la "semplice fortuna" di diventare docenti di ruolo.
Ti ringrazio per il chiarimento e premettendo che nessuno vuole fare polemica, la mia risposta al post era solo per far notare che non sempre dire una cosa giusta giustifica la generalizzazione.

Macchiavelli è vissuto secoli addietro.

Un abbraccio tornerò spesso puoi starne certo.

Prof. Antonello Gialdino

Francesco Giannino ha detto...

Interessante il concetto di LOOP che rievoca l'abitudinarietà già segnalata da Weber come minima forma di espressione razionale.

Allo stesso tempo il concetto richiama alla mia mente il necessario
superamento dell'entusiasmo meridionale inteso come impulso forte all'azione che però diventa debole in poco tempo e non permette di creare valore.

Puntare la sveglia presto, rinunciare a qualche uscita notturna,trovare la variabilità nei
propri meccanismi di vita.. lo spirito di sacrificio.. e molto altro.. dimensioni umane percorribili con pieno entusiasmo!

Buon week wudì_

Anonimo ha detto...

L'entusiasmo è bello ed anche l'innocenza giovanile lo è, come del resto i consigli dei professori, di buoni & cattivi maestri...
Ciò che è bruttissimo è l'ipocrisia, nella vita prima di tutto, poi nel lavoro, in cui c'è chi crea e chi sfrutta e deturpa, chi delega e chi sa esguire con estro, la stessa qualità che chi non sa emulare invidia, perdendo, perchè non c'è vittoria se non si fa gioco di squadra...
Chaiamtemi terrone & nichilista, io prima ci ricamerò, poi continerò a costruire con le macerie...

Anonimo ha detto...

Grazie Prof, lo terrò a mente, anzi cercavo proprio qualcuno di volenteroso da cui trarre insegnamenti utili a continuare il mio percorso...
Capo Aron, i mei lettori sanno che si può perdere, io pensavo di essere in tragua...Magari parto da presupposti evolutivi e non stantii, magari punto alla community e non alla monarchia costituzionale...
What's my fucking name?
WOODY: an evergreen boy against asshall....

Anonimo ha detto...

Esser di poche parole conferisce alle stesse maggior peso.
Concetto interessante e mio personale motto di vita (che come tutti i motti però rimane tale e spesso difficile da seguire).
Dedico questo intervento a chi parla senza dire niente e a chi invece riesce a comunicare con poco.
Vittoria, sconfitta, guerra tregua, soddisfazione, insoddisfazione, lealtà, tradimento, tutti concetti che si mescolano con gli eventi complicati e contorti del quotidiano avvolti dall'invisibile velo della relatività. Ciò che va bene ed è giusto per me non lo è invece per te e viceversa.
In quanto animali sociali abbiamo bisogno di relazionarci continuamente e nel far questo usiamo ghi altri come specchio, ciò significa che una particolare reazione altrui è scaturita da un NOSTRO specifico comportamento.
Se si vuole quindi che una situazione cambi bisogna chiedersi cosa si dovrebbe cambiare di se stessi. Allora diventa facile trovare entusiasmo nella quotidianità fuggendo dai terrificanti "Loop".
D'altra parte fuggire è legittimo, rappresenta la primordiale difesa, come è nostra naturale propensione cercare sempre di migliorare la nostra situazione evolvendoci culturalmente attraverso la costante ricerca di nuovi stimoli.
Ciò che possiamo cambiare è dato solo a noi stessi.
Comunicare sempre con efficacia e lealtà prima di tutto verso se stessi.



Andrea