venerdì 5 ottobre 2007

La grande Bohème

Ripubblico, su richiesta di una carissima amica, un articolo scritto qualche tempo fa. Lo dedico agli amici che hanno lasciato la Calabria, e che spesso -fra mille difficoltà- si occupano di arte, sperando di ritrovarli su Artaki...



"Guarda un po’ questo scemo di trent’anni che divide ancora un appartamento con altri idioti! Ha le lenzuola a letto da 6 settimane -le stesse- , lavatrice rotta, stoviglie arrampicate in una piramide di sporcizia a sfiorare il solaio. In casa sono sempre in 7/8 a prendere caffè, birra e girare messicani. Non parlano di nulla, sorridono e qualcuno si incappuccia e inizia a giocare con una palla di gomma.
Nella sua stanza c’è un letto pensile con 4 doghe tenute insieme da nastro da imballaggio che crea un effetto amaca e un bidone di cicche spente, un puzzo insopportabile.

A sinistra c’è un ripiano-scrivania, più in là una sedia e una scala di metallo, aperta, alla quale sono attaccate poche grucce a simulare un armadio. Eppure c’è un laptop a terra, surriscaldato e inservibile, due calze di spugna dalla pianta scura nell’angolo a destra. Nessuna finestra, il pc servirebbe per ultimare la tesi ma gli amici di 35 anni, laureati da 10, lavoricchiano e, in pratica, vivono ancora come lui.
Il frigo è un deserto spezzato da roba inutilizzabile: un quarto di limone vizzo, due croste di grana, una latta di pomodori scoperchiata. In casa solo il caffè e la birra, ma la moka è sempre sporca, fa i funghi e ha la guarnizione bruciata mentre la birra è calda perché nessuno la mette in frigo. Nel terzo millennio le stanze dall’affitto esorbitante, non dichiarato e sporco, costituiscono gli appartamenti della povertà che, se per qualche anno possono essere affascinanti, nel tempo assumono la faccia della decadenza più abietta.

Quel buco è la gabbia di una nuova generazione, dell’impotenza (perfino nella gioventù!) e delle fuga. Non si sa cosa sia la Bohème ma vi si è costretti non per scelta ma per imbarazzo. Un imbarazzo che non permette neppure di affacciarsi in piazza o di chiedersi cosa sia la gestione separata dei fondi previdenziali."

26 commenti:

Anonimo ha detto...

Un articolo molto bello..hai descritto perfettamente la nuova realtà...precaria.
Devo dire che se fosse espressione soltanto di un "caos creativo", sarebbe assolutamente accettabile...è uno stereotipo (me ne rendo conto), ma l'artista è di per sè persona extra-ordinaria ed il suo stile di vita potrebbe essere altrettanto estraneo alla normalità.
Ma forse nelle tue parole e nella realtà descritta c'è qualcosa di più...la creatività è sottovalutata.
L'unico sbocco lavorativo è forse nella pubblicità.
E allora cosa rimane a chi è convinto che la vita sia l'opportunità per Fare qualcosa di "non banale", per Esprimere se stesso, per lasciare traccia dell'Uomo?
Spero che Artaki diverrà la soluzione al bisogno di espressione che in ognuno di noi ha.

continuate così!

Anonimo ha detto...

credo che sia una casa che tutti conoscono,
chi è che non ha almeno un amico con una casa così?!
Incredibile!!!
la parte sulla moka mi ha fatto morire!!!

Anonimo ha detto...

Ad anonimo:
credo che il vero artista, o meglio, creativo, non abbia niente a che fare con il caos. Il suo stile di vita non si deve distaccare dalla normalità, anche perchè è nella normalità, o realtà, che il creativo trova il genio. E poi il "caos creativo"...
Pensate, invece, alla scena madre di Shining di Stanley Kubrick, la simmetria dell'inquadratura, il sonoro delle rotelle del triciclo del bimbo sui tappeti e poi sul pavimento... ahhh! Quello non è caos, ma semplice e puro Ordine creativo.

Anonimo ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Anonimo ha detto...

da più di dieci anni vivo in case così. già da prima di iniziare l'università, quando il nostro passatempo preferito era occupare palazzi abbandonati, creare reali spazi sociali ed artistici. la boheme era vera, viva e sentita. scelta consapevole.

poi l'università. nove anni di vita, sedici diversi traslochi. appartamenti geograficamente diversi, ma identici nella struttura. e nell'anima. ah: la mia birra era calda, è vero. ma non perchè dimenticassi di metterla in frigo. molto più semplicemente perchè non avevo un frigo. che l'inverno non è un problema: metti sul balcone ed è la stessa cosa. ma d'estate, cazzo, impari ad apprezzare il sapore di una bella birra calda. ve lo garantisco.

ora emigro. dal mio paese, anni or sono. da quella che per nove lunghi anni ho considerato la mia città. da me stesso, come suggeriva ieri un'amica sconosciuta.

e vado a bologna. cazzo, i miei appartamenti cosentini erano oro, al confronto. ma sono stato fortunato. ho trovato un bel posto in cui stare. stavolta è diverso anche nella struttura. come dici? se è diverso anche nell'anima? beh, questo non lo so. l'anima la creo io, e la mia non è cambiata granchè, negli ultimi 15 anni. solo si ci è depositata sopra un sacco di roba. roba che ho cercato di costruire. roba che si è sgretolata col tempo. e le macerie sono rimaste ancora lì. perchè, lo sappiamo tutti. è semplice costruire. è semplice distruggere. è semplice ricostruire. quello che è difficile è rimuovere le macerie. una vita di macerie.

ma da dov'ero partito? non ricordo più. ad ogni modo, comincio la mia nuova vita. porto la mia arte (parola grossa, ma pare si dica proprio così) fuori dalla mia terra. io ci ho provato. e sono arrivato alla conclusione che la mia vita vale più della mia terra. per quanto questa possa restarmi nel cuore.

per cui, arrivederci, miei cari fratelli. mi mancherete. e questo già si sa. ma il mondo è piccolo. e la vita non è poi così breve. ci ritroveremo in qualche appartamento. e dormiremo ancora su di un letto formato da tre vecchi materassi messi uno sopra l'altro (uno dei giacigli più comodi su cui abbia riposato, di una comodità spirituale, più che fisica). prima o poi.

Anonimo ha detto...

La grande boheme, come scelta di estrema libertà (dei sensi, dal tempo, addirittura dal corpo), contrapposta alla nouvelle boheme, vissuta come assoluta assenza di libertà (di qualsivoglia scelta). La libertà come scelta contro la costrizione come necessità.
È vero: è la realtà!
Non credo però che questa constatazione possa lasciare spazio all’impotenza.
Se l’arte nasce come manifestazione di libertà, beh, sfido chiunque anche soltanto ad immaginare quanto rivoluzionaria possa essere l’eruzione di un senso di libertà talmente costretto in gabbie troppo spesso anguste.

Robyspugna

Anonimo ha detto...

...la verità è molto simile, ma Cristo, come da il pane a chi non ha denti,da l'acqua a chi non usa il sapone...
I problemi sono altri e annosi al sud, fuggire è come scappare da se stessi e dal raziocinio, lo stesso che tende all'igiene personale, anche in funzione di chi non lo può avere e ne muore non per sua scelta... (Do you know the arrested development?)
Rimuovere le macerie è anche questo, ovvero non rimanerne soffocati e non sfruttarle per ricostruire (non si butta via niente -tutto si crea e nulla si distrugge) , basta farlo un po' per volta, riciclare e riciclarsi, nel senso di non lasciarsi morire e non di cercare il COMPROMESSO.
Vivere e sopravvivere non sono sinonimi, anche se il mondo del lavoro e i suoi PADRONI tendono a confondere le acque e farci navigare nella MERDA...
Emigrare può essere un modo per capovolgere le cose: succhiare linfa vitale altrove per poi riportarla qui giù...ma è più facile sfruttare ciò che c'è già invece che costruire, invece che prendere le macerie e tornare a giocare con i lego, tornare bimbi nel mordente che tende alla vita e non conservare solo l'assenza di responsabilità dell'età puerile...
CONNETTITI!!!
Comincia da te stesso e poi rivoluzioni...
Occhio alle bisacce, e non solo a quelle altrui; tu che faresti al loro posto? Al posto di tuo padre e del tuo capo?
Non credeo in quel CRISTO DIO, ma la provvidenza è simile al CARMA...
Niente capita per caso...
Se decidi di non lavarti è perchè sei sporco, non è una questione di apparenza, magari lo sei anche dentro, fottuto coniglio in fuga...

Anonimo ha detto...

woody: dici a me?

Anonimo ha detto...

...dico a me e alle mie bisacce...

Anonimo ha detto...

se l'arte sta nella normalità, dio, non ho capito niente della vita.
E forse è meglio così.

Anonimo ha detto...

che vita dura!fuorisede senza alcuna spiaggia

Anonimo ha detto...

L'arte non esiste è come dio uno ci crede e basta.

joss

Anonimo ha detto...

si, un ottima descrizione della precarietà che caratterizza gli studenti e i neolaureati.
Ma l'alternativa a questi chi sono?
quelli che già si sono "sistemati", hanno messo su famiglia e si consumano ogni giorno nella loro quotidianeità?
Sembra che ci sia un bivio tra "famiglia" e "precarieta" che sicuramente delle due è quella che ti lascia ancora un po' più libero.
Ma siamo sicuri che non ci siano altre alternative?
insomma l'appartamento è conciato male ma che ci vuole a risistemarlo? a fare la spesa? a ricordarsi di mettere la birra in frigo?
a lavare i piatti?
Siamo eterni peterpan, svogliati, annoiati,mammoni, cazzoni....
e ci piace essere così
ci piace dormire sulle lenzuola sporche di peli di cane, ci piace che la nostra camera puzzi di cenere, ci piace che la moka sia incrostata di caffè...o sbaglio?
altrimenti faremo qualcoa per cambiare la situazione, no?
Nascondiamo la nostra svogliatezza dietro stimoli creativi, dietro macchie di vernice, sotto sculture di gesso.
Siamo artisti
precari non per scelta ma...quasi!
Ci piace ancora vagare ugriachi per le strade buie e urlare al mondo la nostra canzone...come vecchi poeti maledetti.
Zoe

Anonimo ha detto...

PARTICOLARMENTE ORDINATI

il problema della stanza va affrontato.e dà grande soddisfazione ripulire riordinare e cambiare faccia alle mura all'arredamento alla disposizione degli oggetti.
c'è da prendere atto degli elementi e agire: si viene pagati più se giochi a calcio che se salvi il mondo o dipingi?
allora vuol dire, come è per fortuna, che mi accontenterò di poco, o meglio non mi serviranno grandi macchine e bruttissimi vestiti ma di marca.
siamo fortunati: possiamo esprimerci e condividere le nostre creazioni con chi sa apprezzare, farci amici sparsi per il mondo,viaggiare a poco prezzo.
La situazione italiana è scadente perchè chi governa ha fatto confusione tra la bellezza e la possibilità del continuo cambiamento con la bruttezza e la frustrazione del continuo sfruttamento. tra cambiare lavoro per scelta e cambiare lavoro per necessità.
per quello che ne sò una percentuale bassa, non so dire quanto, può permettersi una famiglia, sistemarsi ecc..
la colpa però non è solo del governo ma anche dei singoli, della lealtà e mentalità di persone (che per esempio non sono puntuali nei pagamenti di lavori che gli vengono fatti) che in generale non sono leali nei rapporti umani.quello che il mondo dovrebbe iniettarsi nelle vene è la lealtà.diciamo pure l'etica.e chi crea (i creativi o artisti) dovrebbe avere una tale visione del mondo "particolarmente ordinata"ovvero ordinata in modo particolare e non disordinatamenmte bohemien.

la condizione di chi vive con la macchinetta del caffè rotta e con altri studenti pur non essendo studente dipende, è vero, dalla situazione lavorativa difficile ma anche da un irrisolta contraddizione che ha la stanza d'albergo nel centro di ognuno di noi: la voglia di fermarsi e costruire, dare forma e veder crescere, affiora nella stessa stanza, come il frigobar, con la voglia di avventura, di continuo cambiamento, dell'energia che viene da nuove esperienze.
fermarsi in una città?quale?comprare casa?magari sposarsi?magari avere figli?
o vivere un anno in un posto e poi in un altro e poi in un altro,fregandosene del letto amacato e ammaccato perchè soddisfatti dell'entusiasmo della continua conoscenza e novità.
costruiamo e ci fermiamo o costruiamo, viviamo intensamente e poi cambiamo?sarebbe come dipingere tutta la vita un enorme quadro o dipingerne 150,ma piccoli 30x20.
secondo me.

Anonimo ha detto...

Puoi evitare di lavare i piatti ogni sera, puoi lasciare le briciole sul tavolo e puoi cambiare le lenzuola una volta al mese. Perchè sei nella Grande Bohème. Puoi vivere trasandato nascondendoti in questo mondo e trascinarti fino ai 30 anni facendo finta di essere un'artista. Puoi continuare a fare l'universitario svegliandoti a mezzogiorno per 8 anni, 9 anni, 10 anni consecutivi, scrivi la tua indignazione e la tua precarietà sul blog di Beppegrillo, indossi la maglietta del Che. Predichi (bene) e razzoli malamente mentre i tuoi occhi si stancano davanti a un pc (le luci spente nella tua cameretta) che scarica con Emule. Poi un giorno ti accorgi che vuoi essere rispettato come un adulto perchè di quella vita non ne puoi più, ti accorgi che ti mancano ancora 10 esami per la laurea e gridi vendetta per un mondo che non ti fa spazio e non vuole farti accedere a un posto di lavoro.
Se vuoi affermarti, se vuoi fare l'artista, l'idraulico o il ricercatore devi combattere e puntare la sveglia alle ORE 7. Devi piangere di dolore quando non ce la fai, devi avere coraggio. Vivere la Grande Bohème solo con lo spirito è possibile, puoi rimanere giovane fino a 40 anni anche se vai al lavoro in giacca e cravatta. Le persone extra-ordinarie, quelle che hanno il talento vero e la luce negli occhi, sono obbligate a lavorare più degli altri... E' l'unico modo che io conosca per lasciare una TRACCIA.

manocchio ha detto...

letto il pezzo... mi diapiscae per chi è costretto a vivere da bohemienne... ma sono ancora più tristi quelli che si piangono addosso non cercando di cambiare la propria posizione sociale.
Le speranze sono come sogni... e per tale rimangono chiusi in un cassetto. Le certezze si costrusicono solo percorrendo la strada che ognuno ha dentro di se.
BOHEMIENNE o no... basta pianti.

ARTAKI FRONTALI... bel titolo no?
:D

Anonimo ha detto...

Una realtà di vita vista e rivista anche se non vissuta personalmente....
Vi dirò questo genere di case però le ho riscontrate di più in appartamenti femminili che maschili e mi sono sempre chiesta come mai? e se era solo un caso???

ARTAKI ha detto...

Vorrei dormire coccolato in un cratere lunare con gli astri a riscaldarmi l'universo come stanza, per scoprire che la vita non è mai abbastanza.



ROUTER

manocchio ha detto...

Eh si... fai attenzione che sia Lunare il CRATERE... altrimenti la vita finisce prima!!!

:D

Franky

manocchio ha detto...

No dai.. schezi a parte a me il pezzo è piaciuto tanto... solo che volevo proprio difendere lo stile BOHME di vivere in un certo modo, nonostante la gente abbia una percezione negativa di questo stile di vita.

Un saluto

Franky

manocchio ha detto...

No dai.. schezi a parte a me il pezzo è piaciuto tanto... solo che volevo proprio difendere lo stile BOHME di vivere in un certo modo, nonostante la gente abbia una percezione negativa di questo stile di vita.

Un saluto

Franky

manocchio ha detto...

No dai... volevo dire che a me il pezzo piace tanto e che lo sento molto vicino... con le mie.. volevo solo difendere lo stile di vita da BOHEME... anceh se per molti a questo viene accostato uno stile di vita negativo, ed invece...

un saluto

Franky

manocchio ha detto...

non capisco perchè mi vedo come Philosophy!?!

Anonimo ha detto...

strano

joss

Francesco Giannino ha detto...

Discussioni interessanti.. credo che i livelli di lettura siano due:
l'impossibilità di decidere/opportunità di scelta e la rara capacità di puntare la sveglia costantemente su un determinato orario.

Anonimo ha detto...

perchè stabilire lo stile di vita di una persona dalle condizioni dell'appartamento?

è tutto in disordine, sporco, un gran casino ovunque. questo vuol dire che è boheme, e non fa un cazzo dalla mattina alla sera.

e se magari fosse tutto in disordine e sporco e incasinato perchè esco di casa all 7.30 tutte le mattine e ci torno alle 3.00 della mattina successiva, perchè ho lavorato* tutto il giorno, magari faccio due o tre lavori, e la sera quando arrivo a casa voglio solo stendermi a letto, a volte senza neanche togliermi i vestiti di dosso?

ma sono boheme dentro. e anche un pò punk.

*definisco lavoro come "tempo impiegato debitamente retribuito. in molti casi, non solo nel mio, il tempo impiegato è tanto, ma quasi mai retribuito. figuriamoci se debitamente.