
Stretta la strada lunga la via…
Hai letto il numero 2 di ARTAKI.it?
Partiamo dall’editoriale di questa seconda edizione per tracciare la mappa.
Il titolo è “Indipendenza”, ma c’è il rischio di essere fraintesi e, soprattutto, l’obbligo di estendere il discorso.
Guardiamoci intorno, ci sono realtà differenti che potrebbero completarci; comprenderle e interagirci non vuol dire minare la propria autonomia, o perlomeno non sempre. Per edificare la civiltà l’uomo è da sempre associato ai suoi simili, e non si può fare a meno di relazionarsi per costruire ed estrinsecare il concetto di società.
Ma si può essere civili senza perdere la propria indipendenza?
Calabria anno 2007, chi siamo?
Una terra con deficienze radicate nella storia, un luogo in cui l’associazionismo muove solo recentemente i primi passi e lo fa spesso in funzione di inghippi burocratici a fine di lucro speculativo (del resto i “Magistris” insegnano per definizione) .
Intorno c’è un’Italia con altre dinamiche.
In epoca basso-medioevale, nella penisola si sviluppa un nuovo assetto organizzativo che porterà al trapasso tra il feudalesimo e una nuova era.
Le comunità si danno un assetto che genera piccole autonomie chiamate COMUNI. Le città diventano mini-stati, all’interno dei quali i commercianti si riuniscono in corporazioni, ovvero consorzi di categoria.
Intanto il sud resta legato a quel concetto di schiavitù economica che rimane sottomesso al feudatario, con legami tipicamente clientelari che rinunciano all’organizzazione di tipo associativo.
Rispolverare il sussidiario è superfluo?
Guardandoci intorno siamo di tutt’altra opinione.
L’arte in Calabria, dal punto di vista economico, è ancorata ai finanziamenti pubblici da cui dipende, mantenendosi in una prospettiva clientelare, se pur post-feudale, e per di più il mecenatismo non è lo spirito che sottintende questo tipo di rapporti.
L’eccezione diviene strapotere di un soggetto privato che approfitta della propria condizione “d’avanguardia”, per sbaragliare le micro-realtà concorrenti ed ergere i propri palchi alla stregua di monopolio culturale, per di più basato su presupposti commerciali e quindi non di pura arte…
Guardati intorno…
Se abbiamo scelto di intitolare il nostro secondo numero “Indipendenza” e perché nella realtà tutto è possibile, nel bene e nel male, sta a noi sottometterci o puntare a sovvertire gli equilibri che vanno a discapito di una sinergia culturale che è transartisticità, collaborazione, autorganizzazione e, prima ancora, differenza di programmi e rappresentazioni. È giusto andare oltre queste due sette.
Focalizzare gli obiettivi ci aiuta ad avere una meta.
Hai voglia di fare due passi nella stessa direzione?